Indirizzo di ricerca: strategie di interazione tra uomo ed ambiente
    Come si comporta un uomo quando, giungendo in un luogo, deve effettuare una azione o dar vita ad una attività ? Un contadino romano che deve piantare il grano, un cacciatore paleolitico che desidera catturare un mammuth, un cavaliere medievale che vuole costruire il suo castello, cosa fanno ? Si guardano intorno, valutano ciò che percepiscono - la forma del rilievo, la vegetazione, la presenza di acque, il clima, l'insolazione ecc. - e poi si chiedono come potersene avvalere al meglio per poter raggiungere il loro scopo con il minore dispendio di risorse possibile.

    Questo "al meglio" è il risultato della loro strategia di interazione con l'ambiente: il modo in cui gli uomini percepiscono e modificano ciò che la natura mette loro a disposizione per fare ciò che vogliono fare.

    Riuscire, per le varie epoche - Preistoria (cacciatori-raccoglitori), Neolitico, Età del Bronzo, Età del Ferro, Epoca Romana, Alto Medioevo, Basso Medioevo - e per le principali attività - insediamento, acquisizione di risorse (caccia ed agricoltura), difesa, spostamento - a comprendere queste strategie significa essere in grado di ipotizzare dove gli uomini si sono stanziati ed in quali forme lo abbiano fatto. E di conseguenze poter ipotizzare quali resti archeologici di quale epoca si possano trovare in quali luoghi.


    L'indirizzo di ricerca che perseguo - lo studio dell'interazione tra uomo ed ambiente in contesti montuosi -  lega i tre principali settori in cui si è articolata la mia attività: archeologia ambientale, GIS e fortificazioni medievali. Il primo è il vero approccio scientifico, la chiave di lettura di fenomeni storici che perseguo ed applico, al quale il secondo si collega come ambito tecnico-metodologico ad esso funzionale, mentre il terzo è il principale tema storico-archeologico di applicazione.
    Il filo conduttore dell'attività può essere sintetizzato dal titolo che diedi ad un seminario universitario che ho tenuto per tre anni presso l'Università di Ravenna, che si intitolava "acquisizione, elaborazione e analisi dei dati archeologici territoriali". L'analisi è il punto centrale: si acquisiscono i dati e li si elabora per analizzarli, e li si analizza per trarre conclusioni. Per raggiungere questo obiettivo occorre una chiave di lettura, strumenti adeguati ed un tema di applicazione. Le conclusioni alle quali si giunge devono essere conclusioni antropologiche, cioè informazioni sui comportamenti degli uomini del passato: alla fine, nella mia visione, un archeologo è principalmente un "antropologo dell'antichità" che agisce studiando gli oggetti. La sua missione è capire e spiegare, in accordo con la "new archaeology" e più in generale con la scienza da Talete in avanti, il "perché" degli avvenimenti del passato.